R-Type Final 2 Recensione

Grazie ad una massiccia campagna Kickstarter, R-Type è di nuovo fra noi...col solito inconfondibile stile!

Il periodo era quello di fine anni ‘80, 1988 per la precisione.
Nel pieno boom delle sale giochi, io, pischello di provincia che poteva recarsi in città solo i pomeriggi del weekend, bramavo per andare a sperperare la mia paghetta settimanale in quello che era un po’ il tempio del panorama videoludico arcade del Nord-Italia: l’Astragames di Milano. Fu durante uno di questi che vidi per la prima volta R-Type, gioco della Irem uscito l’anno prima.
Rimasi a bocca aperta per lo stupore.
“CHE GRAFICA” pensai, ma è solo infilato il gettone e provato il gioco che fui folgorato da questo titolo. No, non presi la scossa ma il brivido che provai per il fascino e l’emozione di gioco, fu reale.

La colonna sonora, i meravigliosi livelli, l’enorme arsenale. Quanta potenza di fuoco poteva sprigionare quella piccola navicella e, quando si otteneva il force (che chiamavo nella mia ignoranza “la palla rotante”), mi sentivo invincibile.
Ma la vera innovazione che fece di R-Type un icona di tutti i generi, sparatutto e non, fu il Beam; il senso di potenza che provavo, tenendo schiacciato il pulsante di sparo per accumulare energia per poi rilasciarla in un unico potente colpo, era inebriante.

“BECCATI QUESTO!” Quante volte l’avrete esclamato mentre vomitavate energia concentrata dall’R-9 addosso ai Bydo nemici? Non mentite!
Eppure, nonostante la potenza di fuoco devastante, i gettoni necessari per padroneggiare questo sparatutto erano tanti, la difficoltà era altissima e gli antagonisti veramente fetenti. La trappola di R-Type era proprio questa. Nonostante i pattern dei nemici predefiniti, per superare i vari livelli era necessario essere armati fino ai denti. Peccato che la navicella R-9 era tanto potente quanto delicata, bastava sfiorarla per distruggerla facendo perdere TUTTI i potenziamenti.
Vi beccava un raggio di energia? KABOOM! Morti.
Vi beccava un piccolo proiettile? KABOOM! Morti.
Cozzavate contro una parete? KABOOM! Morti.
Vi ruttavano in faccia? KABOOM! Morti.
Se quest’ultima motivazione era a più dovuta a causa dell’alito o perché vi distraevano, decidetelo voi. Eh si, perché R-Type richiedeva parecchia concentrazione, soprattutto ai livelli avanzati. Bastava un piccolo errore ed era praticamente necessario ricominciare da capo, il che voleva dire un altro gettone che finiva in pancia al cabinato. Con buona pace del portafogli.

Non voglio tediarvi con la trama, vi dico solo che voi impersonate i terrestri buoni mentre i cattivi sono rappresentati dai Bydo, una razza aliena ma non troppo che vuole farvi il culo fuori. Inutile a dirsi, dovrete impedirlo.
Da soli.
In questi anni la storia del gioco è stata poi sviluppata in modo anche articolato ma non starò qui a raccontarvela. R-Type è un caposaldo del panorama videoludico, non c’è bisogno di fare l’ennesima filippica per comprenderne la grandezza. Se volete trovare altre informazioni, andate direttamente su Wikipedia.
Giusto qualche parola sulla genesi prima di passare direttamente all’ultima incarnazione di questa saga che, dopo 34 anni dall’uscita del primo capitolo in versione Arcade e 17 dall’ultimo per PlayStation2, ha ancora la capacità di generare entusiasmo e dimostrare che il genere degli sparatutto a scorrimento orizzontale è tutt’altro che morto. La software house giapponese Granzella ne aveva annunciato lo sviluppo nel 2019, lanciando una massiccia campagna Kickstarter e raccogliendo quasi il doppio dei fondi necessari al suo successo.
Incredibile ma vero, non è scappata col malloppo.
“Non lo faranno mai”, dicevano.
“Farà cagare”, dicevano.
“Uscirà tra 20 anni”, dicevano.
E invece no.
Preceduto da una demo giocabile uscita qualche settimana fa e con un ritardo di “soli” 4 mesi rispetto il periodo annunciato durante la campagna (molti meno della media dei tripla A e altre mega produzioni) R-Type Final 2 è realtà.
Ok, basta. Andiamo al sodo.

R-Type Final 2 riprende esattamente lo stile di R-Type Delta e di R-Type Final, quindi permette di scegliere tra più navicelle ma, prima novità, anche di customizzarle come più vi aggrada, con adesivi e decorazioni degne del peggior tamarro. Nel capitolo precedente per PlayStation2, andando avanti con il gioco, era possibile arrivare a poter selezionare tra ben 101 navicelle. In questo seguito ne avremo (per ora) solo 11. Mannaggia! In ogni caso, c’è la possibilità di arrivare ad avere 99 unità a disposizione nell’hangar ma, per ottenerle dovrete… Costruirle! Si perché un’altra delle novità introdotte è di poter usare dei materiali per realizzare altri veivoli. Qui entra in gioco lo shop dove, grazie a crediti ottenibili durante le partite, potrete comprare gadget per personalizzare il vostro outfit da perfetto pilota-influencer, i già citati adesivi per decorare il vostro veivolo o materiali per costruirne di nuovi. Se non disponete del vil denaro, o siete particolarmente tirchi, la materia prima è comunque ottenibile (se pur in minor misura) alla fine di ogni livello, in quantità variabile a seconda delle vostre performance.
A onor del vero, la campagna Kickstarter prevedeva come ultimo stretch goal, la possibilità di includere 102 navi; è probabile che sarà questo il numero alla fine disponibile.

Riguardo lo stile di gioco vero e proprio, si tratta di un R-Type di nome e di fatto: frenetico ma non troppo, difficile ma non impossibile grazie ai pattern dei nemici predefiniti ma, comunque, da farsi venire i crampi alle dita, nonostante l’autofire.
Se resisterete dal fracassare pad e monitor per le arrabbiature, potrete cimentarvi in circa 7 stage e finali multipli. In effetti i livelli 6 e 7 sono diversi a seconda di come farete evolvere la storia, come nel primo Final. Anche rispondere in modo diverso al saluto all’inizio della partita potrebbe influire sul resto, assieme al grado di difficoltà selezionato; questo va da “Practice” al masochistico “R-Typer 3”, dedicato solo ai giocatori particolarmente abili in quanto, già il livello “Normal” è da bestemmia immediata.
L’impatto grafico, ovviamente, è notevole anche se non strepitoso. Certo la visualizzazione ottimizzata per gli schermi 16:9 e le potenzialità delle attuali macchine si vedono ma, tecnicamente, non è nulla di eccezionale.

Il comparto audio, invece, spacca di brutto: ottimi gli effetti stile retrò, che ricordano tutti i capitoli precedenti adeguandosi alla qualità dei giorni nostri e, infine, la colonna sonora è da urlo: frenetica e dirompente, inserita perfettamente nell’ambientazione del gioco. Da sottolineare che il parlato è solo in Inglese o Giapponese ma, tutto il resto compresi i sottotitoli, sono disponibili anche in Italiano.




Conclusioni.

Se siete appassionati del genere Shoot’em Up (o Shmup, se vi piace usare un termine più moderno o sentirvi dei cerebrolesi ogni volta che cercate di pronunciarlo), l’acquisto è doveroso, digitale o fisico che sia e, se possedete e custodite gelosamente qualche copia dei precedenti capitoli, quest’ultima scelta diventa un dovere morale.

Pregi

  • Comparto audio da urlo
  • Un gameplay che non annoia mai
  • Molto longevo: completaretutti i livelli e ottenere le 99 navicelle richiederà molto tempo..

Difetti

  • Graficamente si poteva fare di più
  • A volte frustrante per via di qualche passaggio troppo difficile
  • Se siete credenti potrebbe portarvi alla scomunica!
8.9

Ottimo

Da ragazzo aveva pochi giochi ma molto tempo per giocare. Ora ha troppi giochi ma poco tempo per giocare. Mai una gioia.

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