Senua è una giovane guerriera norrena, allontanata dal suo clan perchè affetta da un grave disturbo psichico. La sua testa è popolata da svariate voci che le parlano, la guidano oppure cercano di fuorviarla. Naturalmente all’epoca e nel contesto in cui Ninja Theory dipinge questo particolare scenario la conoscenza delle psicosi umane non era molto approfondita e attribuire uno squilibrio mentale all’opera dei Demoni e dell’Oscurità era più che normale.
In Hellblade: Senua’s Sacrifice la protagonista affronta un percorso totalmente da sola, sola con le sue voci, per sconfiggere i suoi demoni e per cercare giustizia per il suo amato Dillion, figlio del capo dei Celti, unico che le era restata a fianco.
Come tutti i racconti tragici d’amore, il povero Dillion muore in modo macabro e Senua intraprende il suo viaggio con la sua testa appresso per cercare la Pace, per se stessa e per l’anima del suo innamorato. Sarà un viaggio parecchio disturbante, fatto di voci e visioni distorte, fatto di personaggi inquietanti frutto della mente di Senua; attraverso le lande norrene dovrà sconfiggere degli dei adirati, dovrà superare le prove di Odino e dovrà infine sconfiggere le sue paure.
Ovviamente non vi spoilero più di così, ma sarà un viaggio intenso e affascinante, non troppo longevo e abbastanza lineare.
Il mondo di gioco include foreste, rovine, paludi e spiagge, ma cosa più importante sarà popolato da creature orrifiche frutto (forse?) della mente della sciagurata protagonista: Senua vedrà anche delle rune su diversi oggetti attorno a lei, segnali che richiedono di essere “risolti” per proseguire da un’area all’altra. Hellblade: Senua’s Sacrifice infatti è essenzialmente incentrato sull’esplorazione, sulla ricerca di questi segnali e la soluzione di alcuni puzzle visivi per proseguire nell’avventura. Occasionalmente ci troveremo a dover usare la spada (cosa che a Senua riesce piuttosto bene) e sconfiggere violenti guerrieri norreni dal volto coperto da teschi e piume. Queste sezioni sono quasi oniriche e non è mai chiaro se i combattimenti avvengono nella mente della protagonista che combatte la sua malattia o se incontra veramente degli antagonisti.
Durante il percorso narrativo impareremo a conoscere la psiche della protagonista e a interpretare le voci nella sua testa (e anche nella nostra, dopo un pò!) come veri e propri hint di gioco, mancando totalmente una UI o degli indicatori precisi a schermo. Il lavoro di ricerca intrapreso da Ninja Theory ha coinvolto medici e scienziati e la resa di un disturbo poco rappresentato nel mondo dei videogiochi va senz’altro menzionato come un plus, come l’aspetto più intrigante dell’intera produzione.
Attraverso gli occhi di Senua vedremo un mondo contorto, allucinato, che cambia e rivela percorsi inaccessibili semplicemente cambiando prospettiva: la varietà è tuttavia estremamente limitata perciò i puzzle possibili si limiteranno a 2-3 situazioni che si ripropongono di continuo, con qualche variazione verso il finale, una volta entrati nell’Helheim, dove la Luce e l’Oscurità saranno le nuove tematiche dominanti. Tutta l’avventura ci porterà via una manciata di ore e non di più, ma una quarantina di lorestones (pietre con racconti runici incisi su di esse) sparse per il mondo potrebbero richiedervi uno sforzo in più per essere trovate.
In generale, nonostante la qualità del prodotto sia ottima, puzzle e combattimenti non brillano particolarmente e non restano certo impressi nella memoria del giocatore: sui controlli in fase di attacco/schivata dei nemici poi si sarebbe potuto fare molto di più perché capita spesso che il gioco decida autonomamente chi dobbiamo attaccare “per primo” rendendo macchinoso destreggiarsi tra più avversari contemporaneamente. Peccato perché alcuni scontri hanno fascino da vendere.
La versione che recensisco fa riferimento l rilascio su Xbox della (precedentemente) esclusiva Sony, qui in veste enhanced per l’hardware di Xbox One X: salvo l’aspetto puramente grafico nulla cambia rispetto alla versione PS4, quindi se già l’avete giocato a suo tempo non avrete molte ragioni per volerlo rigiocare.
Tecnicamente è ineccepibile: su Xbox One X le opzioni grafiche sono addirittura 3 e prevedono una massima risoluzione, un massimo framerate e una via di mezzo che migliora sensibilmente gli effetti di illuminazione atmosferica.
Dove però Hellblade eccelle è a mio avviso il comparto audio, quel sottofondo costante, quel vociare fastidioso che rende perfettamente l’angoscia che prova la protagonista durante il suo percorso interiore. Se usate gli altoparlanti del TV o se tenete un volume basso potreste perdervi qualcosa di notevole: consiglio un buon paio di cuffie per la maggiore immersività possibile.
Altra nota positiva è l’ottima caratterizzazione di Senua, offerta da un certosino motion capture della bella Melina Juergens, che le ha donato volto e voce: davvero interessante il processo creativo che ha coinvolto Melina, improvvisata attrice che però ha svolto il ruolo egregiamente e ha valso alla produzione anche meritati premi della critica al British Academy Video Game Awards.
Conclusione.
All’apparenza Hellblade: Senua’s Sacrifice può sembrare un action piuttosto lineare e non troppo longevo, ma nasconde una qualità audio/visiva molto elevata e una caratterizzazione davvero unica. Sarà un’avventura interiore oscura e angosciante, con una trama interessante ma con puzzle e combattimenti un pò acerbi. Consigliato soprattutto a chi apprezza la cultura nordica e vuole provare un’atmosfera diversa dal solito.