Novel e sceneggiature fantascientifiche esplorano da sempre un futuro in cui macchine senzienti si affiancano agli umani e sollevano dilemmi morali. Questa non è certamente una novità: l’universo cinematografico ne è pieno e non stupisce più nessuno vedere un androide dalle sembianze umane che si aggira tra di “noi”. Mischiandosi a noi, magari.
Però Quantic Dream è un’azienda che punta tutto sulle emozioni, sull’etica e sulle scelte del player da casa, vero protagonista dei suoi titoli.
Detroit: Become Human esplora una società nella quale la CyberLife, azienda che produce androidi per il consumo di massa, ha immesso sul mercato talmente tanti androidi da permeare ogni aspetto delle vite umane: dall’aiuto domestico, alla gestione della manutenzione, dai lavori più umili fino a quelli più delicati come la gestione dei figli o persino nelle forze dell’ordine.
Uno dei primi androidi che controlleremo direttamente è Connor (modello RK-800), un investigatore assegnato ad una missione di primaria importanza. La sua serie è una delle più evolute, un modello “unico” nel suo genere. La prima sequenza funge da tutorial sui movimenti, sulla raccolta di indizi e sulle scelte che derivano dalle nostre precedenti azioni.
Ecco sintetizzato il succo del gameplay: dovremo prendere importanti scelte che però sono influenzate dalla nostra esplorazione, dai dialoghi precedenti e dalle interazioni che avremo o non avremo compiuto.
Se avete provato la demo sul PSN Store sapete che la prima sequenza è l’indagine di un omicidio con tanto di ostaggio di una innocente bambina da parte di un androide domestico dal comportamento anomalo: gli approcci all’androide sono tanti, ma solo in base a cosa avremo intuito dagli elementi sulla scena, avremo sbloccate opzioni di dialogo con lui e quindi possibili soluzioni alla spinosa vicenda.
Al termine della sequenza 1 vi verrà presentato un bel grafico con tutte le interazioni che abbiamo trovato, tutte le scelte intraprese e il finale che avete scelto; questo schema è molto interessante (e in alcune sequenze molto complesso) e mostra con chiarezza quanti elementi abbiamo tralasciato e quanti finali possibili abbiamo mancato.
Ovviamente la rigiocabilità rispetto a Heavy Rain o Beyond Two Souls ne beneficia enormemente e il giocatore è stimolato a rigiocare il singolo capitolo o il singolo checkpoint per vedere cosa sarebbe cambiato selezionando un’opzione diversa…
Inoltre, cosa veramente ben fatta, sarà possibile rigiocare un capitolo SENZA salvare le modifiche,quindi senza intaccare la storia che stiamo intraprendendo: così sarà possibile saziare la nostra curiosità senza alterare i fatti come li stiamo vivendo nella nostra run.
Il consiglio dello sviluppatore (e anche il mio) è quello di fare una run senza spoilerarvi le alternative e vedere come va a finire, mentre in un secondo tentativo potete sbizzarrirvi e cercare tutte le opzioni che cambiano il corso degli eventi.
Come avrete capito i finali possibili per ogni singola sequenza sono molteplici così come i finali dell’intera avventura. I protagonisti sono molteplici (tre quelli primari), ognuno con una sua linea, intrecciata però con le altre e con la trama generale che ci porta verso gli inevitabili finali multipli.
Prestate attenzione all’inizio della prima partita, selezionate la modalità normale o difficile: in modalità normale sarete molto aiutati e sarà difficile perdere dei personaggi. Tuttavia consiglio la modalità difficile che è semplicemente la più completa, che include tutte le opzioni e prevede la perdita dei personaggi.
E’ duro veder morire un personaggio (specie col coinvolgimento emotivo al quale Quantic Dream ci abitua) ma secondo ma è indispensabile per dare credibilità a tutta al vicenda.
Gran parte di questa review corre il rischio di essere piena di spoiler: Detroit Become Human infatti ha le sue qualità miglior nella narrazione e nei suoi peculiari personaggi, quindi parlare di qualsiasi evento legato ad essi vi rovinerebbe di certo il piacere di scoprire alcuni misteri.
Quello che vi posso confermare è che la varietà delle situazioni è garantito dal cambio di personaggi e location, con momenti di fuga, momenti di indagine e momenti di riflessione; tutto quello a cui assisterete sarà unico e difficilmente vi ritroverete nella stessa situazione di un altro amico che lo gioca per la prima volta.
Ogni piccolo dettaglio può cambiare l’evolversi degli eventi.
Sul versante tecnico c’è poco di cui lamentarsi: Quantic Dream è maestra nella realizzazione dei suoi character, del loro motion capture e nella resa delle emozioni (in particolar modo attraverso i volti).
Una particolare scelta del team è quella di usare attori più o meno noti come protagonisti e questo ha donato spessore alle recitazioni di cutscene o live scene.
Graficamente ci troviamo di fronte ad ambienti molto credibili e animazioni di primissimo livello, anche se una certa legnosità dei movimenti resta come nel precedenti titoli (questo piccolo problema è mascherato dal fatto che agli androidi si perdona qualche movenza non fluidissima).
Sul versante audio nulla da eccepire, anche se le musiche lo ho trovate (forse volutamente) piuttosto dimesse e mai in grado di prendere il sopravvento per trasferire delle emozioni a chi ascolta.
Infine una nota in merito alla longevità: una prima run completa, ma con tutte le indecisioni di una “prima volta” mi ha impegnato per circa 14 ore. Rigiocare il titolo sapendo il da farsi e quindi concentrandosi sull’obiettivo rende possibile giocarlo dall’inizio alla fine in meno di 10 ore. Rigiocare le varie sezioni per testare “cosa succederebbe se…” aggiunge ore a seconda della vostra volontà di testare approcci alternativi.
Conclusione.
Detroit Become Human è un’avventura unica nel suo genere che veramente si sviluppa in base alle scelte del giocatore e veramente offre tantissime possibili evoluzioni che influenzano il futuro dell’avventura. La sensazione di modellare il destino dei personaggi è molto profondo nel giocatore e la possibilità di riprendere ogni bivio per scegliere una strada alternativa è la leva definitiva per incentivare la rigiocabilità in un titolo story driven come questo.