I ragazzi di Sabotage Studio, una giovane software house canadese fondata nel 2016 da Thierry Boulanger e Martin Brouard, fanno letteralmente il botto nel debutto nel mondo dei videogiochi.
Grazie a The Messenger, un action platform orizzontale single player, nel 2018 ottengono la vittoria come The Game Award for Best Debut Indie Game (l’anno precedente andò a Cuphead ndr).
Disponibile su Switch Microsoft Windows e naturalmente Steam dal 30 agosto 2018, dallo scorso 18 aprile vede il suo sbarco su Playstation 4 (la versione che ho provato io).
Parlando chiaro, con un biglietto da visita del genere non posso dire altro che abbiano fatto davvero un bel lavoro! E non è una situazione di contesto, è davvero un bel gioco!
Non nascondo che era dai tempi di Ninja Gaiden che mi divertivo cosi!! Il gioco è un lapalissiano omaggio alla serie, punto fermo ed assoluto nel genere platform nonché un must have o da ricercare non in collezione.
In The Messenger l’atmosfera e l’omaggio alla retro age, parte subito ed in modo diretto. Ogni quadro è un crescendo di difficoltà pari all'effetto nostalgia che provoca, il tutto accompagnato
da un’ottima colonna sonora stile chiptune.
Il gameplay è molto semplice, di facile comprensibilità e diretto nel suo svolgimento. Farcito di dialoghi durante le interazioni, davvero ottimi. Nel gioco impersoniamo un ninja, apprendista,
destinato a portare il “messaggio” sulla cima di un monte, attraversando diversi livelli, dove al termine di essi incapperemo nelle più classiche boss fight.
Ci saranno diversi punti di salvataggio, dove a volte, comparirà un portale attraverso il quale potremo “skillare” il nostro personaggio, sempre dopo un bellissimo e coloratissimo dialogo, consentendoci di proseguire nel gioco in modo migliore. Ogni potenziamento, però, ci farà spendere le gemme del tempo (la moneta del gioco).
La morte, in The Messenger non è mai punitiva, questo vuol dire che non dovremmo preoccuparci troppo di quanto spesso moriremo, ma al contempo è sinonimo di un gioco tutt’altro che scontato.
Spesso ci saranno quadri, che per la loro complessità o concatenazione di azioni, ci porteranno quasi alla frustrazione, compensata solo dalla voglia di andare avanti nel gioco e capire cosa ci riserverà la prossima sfida.
Alla stregua, anche le varie boss fight che affronteremo, seguiranno un inasprimento proporzionale; se nelle prime sembrerà quasi uno scherzo sconfiggere il cattivo di turno, quasi immediato se
azzeccheremo posizioni particolari durante il duello (quasi fosse il gioco buggato), nelle ultime vedremo il nostro personaggio morire più e più volte.
Alla fine del nostro combattimento, come nei più classici dei platform, il nostro nemico si rivelerà a noi nella sua natura, a volte scusandosi con noi per quello che ha combinato ed a volte addirittura
pentendosene… insomma come dice quello “finirà sempre a tarallucci e vino”.
Quando saremo giunti all’ultimo boss, e quando saremo stremati, ma anche delusi un pò; per la conclusione (prematura) del gioco, ecco che questo “muterà nel secondo volume”, trasformando
tutto il nostro “sistema” da 8 a 16 bit, musiche comprese… cioè non cambieranno solamente, sarà palese come queste passino da un utilizzo di un chip (virtuale) della generazione precedente a quella
successiva! Altra chicca, non poco trascurabile, è che ogni qual volta saremo immersi in un liquido, i suoni diventeranno ovattati! Ma non è finita qui! Oltre a questo bellissimo restyling il nostro personaggio scoprirà di dover affrontare nuove ed avvincenti sfide… a 16 bit!
E dopo,se ancora non vi bastasse, sempre sconfiggendo l’ultimo boss e sempre facendo una fatica tremenda rispetto al primo affrontato (ma anche a quello che credevamo esser l’ultimo del capitolo precedente) ecco che il nostro gioco muterà per una terza volta, trasformando il nostro gioco da quello che era il classico platform 16 bit in un metroidvania degno di tale nome! Dovremmo infatti dedicarci alla “risoluzione” di enigmi all’interno della mappa del gioco al fine di recuperare delle note magiche per affrontare l’ultimo boss del gioco.
La cosa bella e particolare, giunti a questo punto, è che gli “enigmi” possono essere affrontati solo “passando” dalla modalità 16bit ad 8bit e viceversa, mostrando passaggi segreti laddove prima non
c’erano.
PLOT – SPOILER ALERT!
Di trama semplicissima, come i più classici e vintage platform, The Messenger narra di un villaggio ninja attaccato da un re demone.
Dopo il disastro compare un misterioso “eroe che viene da occidente” che consegna una pergamena ad uno dei ninja superstiti, conferendogli appunto l’attributo “del messaggero” – The Messenger, ed il compito di portare tale pergamena in cima ad un monte. Durante il percorso, il messaggero, incontrerà uno strano commerciante in veste blu, che lo aiuterà con indicazioni, su come affrontare il livello e che venderà a lui potenziamenti, nei famosi negozi che compariranno nei punti di salvataggio. Oltre al commerciante il messaggero incontrerà anche un “quarble” un demone che lo salverà dalla morte (giustificando la capacità di riprendere il gioco all’infinito ed eliminando la morte come fattore punitivo nel gioco. ndr). Dopo esser arrivato in cima al monte, e durante le ultime fasi di battaglia, il nostro messaggero incontrerà altri maghi / commercianti che lo spediranno 500 anni nel futuro ( e che trasformeranno il gioco da 8 a 16 bit) al fine di sconfiggere Barma’thazël. Assumendo le sembianze del famoso “eroe che viene da occidente” e consegnando di fatto a se stesso la pergamena rimetterà in “circolo” il gioco trasformando(vi) il messaggero nel
famoso commerciante/mago, andando a prendere la tonaca nel famoso armadio che non potevate mai aprire.
Inutile dire che fallirete clamorosamente nel tentativo di aiutare voi stessi, e che questo si tramuterà nella ricerca delle note del carillon del tempo, al fine di deviare il flusso del tempo e per cercare di rimediare al guaio commesso, trasformando il gioco in un metroidvania con passaggi tra futuro e passato per cercare passaggi nascosti nei “due giochi” precedenti. Il tutto sfocerà in una boss fight
finale per mettere fine ad una maledizione che si scoprirò essere la fonte di tutto questo marasma tra passato e futuro.
Una menzione di tutto rispetto, va fatta al compositore “rainbowdragoneyes” nick name di Eric Brown, che con un ottimo lavoro valorizza in modo netto il videogioco.
La colonna sonora, non per nulla, viene anche menzionata da IGN come tra le migliori del 2018. Consiglio: su Steam è possibile, l’acquisto della colonna sonora digitale. Se invece volete una cosa stra-figa, su iam8bit è possibile pre ordinarla in 2 vinili (solo 3000 pezzi!!).
CONCLUSIONE.
Personalmente, guardando video presi in rete, ritengo che la versione ps4 abbia un effetto nostalgico maggiore, perché tende ad avere un immagine migliore, o meglio, con più effetto vintage.
Come scritto in apertura, non mi divertivo così da davvero tanto tempo. Penso che al momento in cui sto scrivendo questa recensione, The Messenger rappresenti un dei migliori platform e gioco stile pixel art / retro age sul mercato.
Il prezzo (al momento) di 19,99 vale tutto il “biglietto” pagato per questo viaggio nostalgico. Un gioco che non stanca, nonostante a volte ci si “pianti” in alcuni punti, ma che lascia costante il
desiderio di giocare e scoprire cosa ci riserva il quadro successivo, in poche parole l’essenza chiave di un gioco. Se non avete intenzione di prenderlo per la console di casa Sony, forse opterei per la versione Switch, in modo da avere sempre con me il gioco, anche perchè vi prenderò davvero tanto. Per lo meno, per me è stato così.
Unica pecca, forse un pò più grossa rispetto al pensato, è rappresentata dai dialoghi non tradotti in italiano, che purtroppo inficiano notevolmente la completezza e la “gustosità” del gioco a chi non
conosce la lingua inglese (vi perdete davvero qualcosa di bello XD! )