Nella Francia medievale una coppia di bambini sono in fuga dall’Inquisizione e dalla piaga della peste: questo è A Plague Tale: Innocence.
Un’avventura indipendente affascinante e visivamente all’altezza delle più blasonate produzioni ad alto budget, il lavoro di Asobo Studio è una perla che ha saputo far parlare di sé con un paio video di gameplay e pochissime presentazioni.
Ormai siamo abituati a continui martellamenti di video, articoli, eventi frutto di esorbitanti campagne di marketing, ma spesso proprio grazie alla piacevole sorpresa di un titolo in sordina ma di alto livello si ricevono soddisfazioni di tutto rispetto!
E’ proprio questo il caso: il team di Bordeaux ha confezionato una campagna single player basata su un motore grafico proprietario che regala dei panorami mozzafiato e ha raccontato una storia inedita e appassionante. Nella campagna francese, nell’Anno del Signore 1348, la nazione è piagata dalla peste nera e versa in condizioni disastrose. I Soldati della Santa Inquisizione, in disaccordo di fatto con la Chiesa di Roma, svolgono azioni militari per scopi non proprio chiari.
In questo contesto la famiglia dei De Rune viene assalita nella propria residenza e Amicia e il fratellino Hugo riescono a fuggire rocambolescamente lasciandosi i genitori alle spalle. Senza sapere il motivo dell’incursione inizia la loro fuga e ricerca d’aiuto, che li porterà a capire i piani dell’Inquisizione e a scoprire inquietanti misteri.
Amicia dovrà badare al fratellino (malato da una misteriosa malattia del sangue) e seguire le indicazioni lasciate dalla madre per cercare di sopravvivere e curare il piccolo Hugo: il viaggio sarà pieno di avversità e l’unica arma dei due bambini sarà lo stealth e la capacità di interagire con l’ambiente per avanzare indenni.
Principale avversario sarà l’Inquisizione che cercherà di catturarli a vista, ma ben più letale sarà la presenza costante di orde di ratti portatori di peste che come un liquido si riverseranno in tutte le zone in ombra impedendo i movimenti e cercando di divorare i malcapitati che si allontanano dalle fonti luminose. Le meccaniche principali saranno infatti legate allo stealth e alla distrazione dei soldati e al controllo di luci/ombre per arginare le orde di roditori indemoniati o scatenarle contro i nemici creando distrazioni.
Grazie ad una fidata fionda (upgradabile raccogliendo materiali e cercando appositi tavoli da lavoro) Amicia sarà in grado di innescare fuori che allontaneranno i ratti, colpire con precise sassate i nemici stendendoli e creando altri tipi di munizioni più avanti nel corso dell’avventura per attirare i ratti lontano dal nostro percorso eccetera…
Il gameplay non è particolarmente complesso e nemmeno, a dirla tutta, particolarmente originale, ma scorre via liscio e lascia ampio spazio alla narrazione e all’esplorazione degli scenari semi-aperti: i 16 capitoli dell’avventura ci porteranno a esplorare una varietà interessante di scenari, alcuni chiusi, altri molto aperti e in ciascuno potremo trovare liberamente il passaggio più opportuno per superare gli ostacoli. Non è certo un openworld, ma la linearità è ben mascherata da aree sufficientemente spaziose e da percorsi alternativi.
La bassa difficoltà del titolo sarà piuttosto evidente se siete dei veri hardcore gamer che mangiano Dark Souls a colazione, ma a favore di A Plague Tale vi dirò che l’alternanza di situazioni diverse non fa mai venire a noia il gameplay e la bellezza visiva del gioco distrae da quella che forse è la pecca maggiore; l’IA dei nemici d’altronde è abbastanza basilare e alcune volte è stato persino sufficiente fuggire verso il checkpoint per superare un’area pur facendosi individuare dai coni visivi delle guardie!
Il sistema di crafting dell’armamentario è davvero succinto e serve più che altro a poter immagazzinare più risorse e trasportare più proiettili, nulla di che: non ho mai badato molto agli upgrade e ho completato l’avventura senza sviluppare appieno le mie capacità!
Il gioco si completa con alcune meccaniche che vedono coinvolti sia Hugo che Amicia e addirittura alcuni comprimari che incontreremo strada facendo, soprattutto coinvolti nella risoluzione di alcuni puzzle ambientali. A spezzare il tran-tran qualche boss battle che prevedere di colpire con la fionda l’armatura del nemico per spogliarlo e poterlo infine atterrare.
Poco importa in fondo: A Plague Tale: Innocence è uno spettacolo per gli occhi (verisone testata: Xbox One X – 4K HDR abilitato), la trama è interessante e quel pizzico di esoterismo e di mistero contribuisce a creare una tensione piuttosto convincente. La resa delle orde di ratti in continuo movimento poi è davvero spettacolare e vederli brulicare coi loro occhietti rossi ci faranno restare sempre all’erta per non finire spolpati in pochissimi istanti. Tecnicamente il team di Asobo Studios ha creato qualcosa di davvero vincente con tecnologia proprietaria e sebbene abbia risparmiato sul doppiaggio (solo inglese e francese, ma sottotitolato anche in italiano) ha fatto un ottimo lavoro anche sul versante musicale e del sonoro in generale, pur non confezionando una melodia indimenticabile.
Conclusione.
A Plague Tale: Innocence è un titolo indie di tutto spessore, una bella sorpresa dal punto di vista tecnico che però poteva dare di più in termini di gameplay.
Enigmi e situazioni sono generalmente facili da affrontare e non richiedono particolare concentrazione, ma questo da il giusto spazio alla narrazione e ai colpi di scena.
Lo consiglio senza esitazione!