Dopo due lunghi anni dal lancio della versione arcade, esclusiva del mercato giapponese, Tekken 7 approda finalmente in tutto il mondo su PlayStation 4, Xbox One (versione da noi recensita) e PC. Una gloriosa saga quella creata da Namco (ora appartenente a Bandai) e questo settimo capitolo aveva un obiettivo assolutamente non facile da realizzare: riportare la saga ai fasti dell’amatissimo e strepitoso Tekken 3. Ci sarà riuscito? No! Senza giri di parole o riportandovi al classico “scopriamolo insieme”. Ciononostante, è sicuramente riuscito quantomeno a ritrovare parte di quella qualità che ha reso unica questa saga, nonché tanto amata dai fan. Dopo quel capolavoro di Tekken 3 ed il valido (ma neanche tanto) quinto capitolo, ormai il brand aveva perso mordente e si era ridicolizzato totalmente. Tra i lavori più pessimi, ritroviamo lo scadente Tekken 6 e le sue combo aeree assurde e letali, dove le partite si basavano esclusivamente sul chi riusciva a mettere a segno tali combo per vincere il match. L’online infatti era caratterizzato da videogiocatori che del gioco cercavano di imparare solo questo, senza apprendere null’altro e, difatti, ho sempre intravisto scarsità di esecuzione. Questo lo dico per il semplice fatto che, venendo dalla vecchia scuola, ma non giocando da eoni, è assurdo che debba vincere incontri (o perlomeno mettere in seria difficoltà) chi invece passa tutto il tempo (online e non) sul gioco. E vi parlo della mia breve esperienza online con Tekken 6, dove appunto rimasi schifato dalle combo aeree e dal fatto che i videogiocatori più forti fossero degli incompetenti. Non lo dico di certo per vantarmene, però dopo aver passato anni e circa 20.000 ore (se non molte di più) su Tekken 3 – quando ero solo un adolescente che era riuscito ad imparare tutte le combo ed i moveset di ogni singolo personaggio – vedere come tutta la tecnica e la cura di Namco nella creazione di un picchiaduro con i controcoglioni sia finita alle ortiche, un po’ lascia l’amaro in bocca. Sì, perché le possibilità offerte dal capolavoro di Namco erano molteplici. Tutt’ora è così, seppur in minoranza. Ed è proprio questo che lascia perplessi, ossia il fatto che Bandai Namco, nonostante la sua cura minuziosa nei moveset e nelle possibilità di esecuzione, renda il tutto patetico con queste combo aeree, meglio note come juggle. Fortunatamente, con Tekken 7 sembra sia stato trovato almeno un pizzico di equilibrio; tuttavia, le juggles non mancano (di conseguenza, non manca la community che gioca eseguendo solo quelle), per cui il ritorno alla tecnica pura e all’abilità estrema non saranno elementi del nuovo capitolo di una saga che sembra non voglia proprio migliorarsi (almeno in parte). Intendiamoci, però: eseguire le juggle non è di certo semplice, solo che non hanno nulla che lasci intravedere una vera e propria abilità. Basta memorizzarle ed eseguirle… di sicuro più facile a dirsi che a farsi, ma non è nulla di realmente tecnico.
Fatta questa premessa un pochino lunga, andiamo a vedere comunque ciò che Tekken 7 offre; i suoi punti forza e quelli deboli.
I figli iniziano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano
Capirete solo giocando la modalità storia di Tekken 7 il motivo di questa mia citazione di un aforisma del noto Oscar Wilde. Possiamo dire che il lavoro svolto per “La Saga dei Mishima” sia sicuramente tra i punti forza del gioco. Narrativamente è molto solida ed anche interessante per com’è gestita, seppur ci siano alcuni inserimenti un pochino a GAZ ed uno scarso (quasi nullo) utilizzo di Jin Kazama. Vero che il tutto sia incentrato maggiormente sulla rivalità/odio tra padre e figlio – rispettivamente Heihachi e Kazuya Mishima – ma persino personaggi minori vengono utilizzati più di Jin. I motivi di tal scelta saranno noti maggiormente giocando; ciononostante, si poteva sfruttare meglio il personaggio.
Così come si poteva osare di più nella struttura della modalità stessa, la quale offre sì alcune simpatiche trovate di gameplay, come qualche fase a mo’ di shooting e qualche quicktime event, ma senza arrischiare più di tanto. Il tutto inserito in maniera tale da non eccedere troppo e stravolgere le meccaniche di gioco. Anzi, possiamo dire che siano state gestite veramente a dovere; tuttavia, si poteva fare di meglio con i combattimenti con più nemici che susseguono semplicemente uno alla volta come un duello standard. Come se non bastasse, si poteva anche gestire con più cura la storia degli altri personaggi, anziché relegarli in un semplice match con filmato. la modalità storia si divide infatti in capitoli principali dove giocherete coi personaggi che il gioco impone e in quelli che possiamo definire mini-capitoli dedicati ad ognuno di loro (tranne quelli utilizzati nella modalità principale). Tuttavia, si limitano ad un misero singolo incontro per personaggio senza nulla di particolarmente interessante, se non per qualche filmato e collegamento ben costruito. Nel complesso, il lavoro è pregevole, ma con sbavature e limitazioni, nonché poco coraggio, che non fanno spiccare il volo a quella che poteva essere una modalità confezionata con classe e stile unico.
A parte per la storia, il content single player risulta uno dei più poveri che la saga abbia mai visto. L’arcade si limita a cinque miseri scontri che ci portano al confronto finale con una delle new entry del roster: Kazumi Hachijo, un personaggio che avrà inoltre un ruolo fondamentale in “La Saga dei Mishima” (ma non sto a dirvi perché). Dopodiché, il nulla. Rimossa persino una delle modalità più avvincenti ed hardcore del genere, ovvero la Survival Mode, sostituita dalla Battaglia Tesoro che pur essendo interessante ed in un certo qual modo simile, non garantisce assolutamente la stessa esperienza. Lo scopo sarà quello di vincere un susseguirsi infinito di incontri per racimolare più monete possibile (la valuta del gioco), contenute in scrigni che appaiono al termine di ogni battaglia (con altri svariati tesori).
Tuttavia, a differenza proprio di un Survival, avrete più round a disposizione, nonché barra dell’energia che viene ripristinata ad ogni round e ad ogni incontro. Infine, non poteva mancare una modalità per scontri Vs tra due giocatori ed una modalità online. Quest’ultima, avendola potuta provare, almeno su Xbox One, presenta alcuni problemi non da poco conto. Innanzitutto, il tempo di ricerca per ogni avversario… a volte si tratta di attese veramente esasperanti e snervanti. Caricamenti in generale lunghetti, i quali sono però anche una caratteristica proprio di Tekken 7, anche se sembra che la situazione vada un po’ meglio su PS4. Come se non bastasse, il giocatore può scegliere di ricercare avversari di qualsiasi grado e con ogni tipo di connessione, nonché ricerche mirate e filtrate. Tuttavia, già impostando tutto su Qualsiasi, i tempi di attesa si rivelano esagerati, per cui non osiamo immaginare cosa possa succedere se si cercano avversari in maniera mirata. La cosa buffa è che vengono trovati tutti avversari con connessione scarsa e che comportano poi lag in battaglia. Questo mi fa chiedere una cosa, tra l’altro: possibile che ci voglia così tanto tempo per giocare e che quasi tutti gli avversari abbiano una connessione debole? Si tratta di un prodotto uscito da poco e non voglio pensare che su Xbox One non ci sia nessuno. In ogni caso, ci auguriamo che venga almeno corretto il tiro in qualcosa.
Roster e nuovi personaggi
Diamo uno sguardo al roster dei personaggi e alle new entry di Tekken 7. Ciò che salta subito all’occhio è una grave ed inspiegata assenza: Lei Wulong. Il motivo per cui Harada non abbia voluto inserire uno dei personaggi più amati ed iconici del brand, non si sa. Vero che in Tekken essi seguono filoni narrativi, vivono e muoiono e, di conseguenza, essendo tutta la saga collegata, è ovvio che alcuni non li vedremo più (a parte nei Tekken Tag Tournament), come giusto che ci siano rimozioni e rimpiazzi per dare spazio alle “nuove leve”. Un paradosso è tra l’altro quello di aver tolto Roger Jr. a causa degli animalisti, per poi lasciare comunque dentro personaggi come Kuma e Panda. Lascia intravedere che la motivazione sia solo in parte quella; se in Bandai Namco non hanno tenuto in considerazione le lamentele per quest’ultimi due, perché togliere proprio il buon canguro? Sembra strano che gli animalisti non si siano lamentati anche degli altri animali (sarebbe del tutto assurdo, onestamente NDR).
Fatta questa piccola premessa, andiamo a vedere chi sono i nuovi entrati. Direttamente dalla saga di Street Fighter, abbiamo uno dei combattenti più temibili e letali di sempre. Special Guest Star che non ha di certo bisogno di presentazioni… Akuma! Il suo stile si adatta perfettamente alle meccaniche e al gameplay di Tekken 7, pur avendo i suoi classici elementi caratteristici che lo rendono un personaggio molto particolare e non facile da metabolizzare e gestire. Avrà anche un ruolo nella modalità storia, ma seppur cruciale è forse inserito un pochino abbozzatamente nel contesto narrativo, giusto per buttarci dentro anche lui. Dopodiché, troviamo rispettivamente: Kazumi Hachijo, di cui abbiamo parlato poco sopra; l’italiano Claudio Serafino, misterioso personaggio leader di una sorta di setta di esorcisti, il cui potere è ancora sconosciuto; l’afroamericana Master Raven, lottatrice che pratica il ninjutsu e che è il maestro di Raven di Tekken 5; la sudamericana Katarina Alves, di sicuro una delle più provocanti del roster; la pop star Lucky Chloe, dal look piuttosto stereotipato, ma da non sottovalutare; la modella delle filippine Josie Rizal, anche kickboxer di professione; Shaheen, di una compagnia militare privata; il gigantesco e potente Gigas, umanoide dalla forza bruta e che sostituisce in parte i vari Jack, androidi della saga (comunque presenti nel gioco, seppur non giocabili); infine, la bella vampira, Eliza, debuttante in realtà in Tekken Revolution, ma qui assume un ruolo di maggior spessore. Ognuno di loro avrà poi un ruolo nel contesto narrativo di questo nuovo capitolo di Tekken. Tutti, avranno un motivo che li spingerà a partecipare alla settima edizione del King of Iron Fist Tournament, sebbene, come dicevamo prima, il lavoro poteva essere meglio approfondito, nonché gestito.
Tutti i personaggi sono ben equilibrati e caratterizzati a dovere, per rispecchiare più gusti possibili ed il palato fine di ogni videogiocatore esigente e pretenzioso. Anche le new entry sono state curate in maniera certosina e meticolosa, senza particolari pecche. Nulla che quindi possa farci lamentare in linea di massima, seppur ovviamente (ma questo vale per tutto il roster) ci siano personaggi più semplici da utilizzare ed altri più complessi. Così come ci sono quelli più veloci o più lenti. Lo stile di combattimento è quello tipico della saga: due tasti che equivalgono a pugno destro e sinistro e due per calcio destro e sinistro. Dopodiché, svariate mosse, prese e quant’altro, con l’aggiunta delle bellissime Rage, suddivise in Rage Art e Rage Drive. Si tratta di mosse speciali un po’ simili alle Super di uno Street Fighter. Tuttavia, esse potranno essere attivate quando sarete alle strette con poca energia vitale. Minore essa risulterà, più devastante la Rage Art sarà. Le Rage Drive sono invece mosse che nella maggior parte dei casi velocizzano i movimenti e le azioni del personaggio, ma durano una manciata di secondi. Ogni personaggio ha un suo modo di eseguire le Rage, anche se di Default il tutto è stato comunque semplificato, potendole quindi eseguire col tasto RB (R1 per gli amici che giocano su PS4).
Scelta che ritroviamo un pochino insensata, ma che comunque, specie per tornei o match competitivi, è possibile rimuovere lasciando la maniera standard di eseguirle. Un’altra piccola novità che però arricchisce ed approfondisce il combat style del titolo in questione è la possibilità di poter eseguire alcuni attacchi che rendono il personaggio inattaccabile durante l’esecuzione. Subiranno comunque dei danni, ma senza aver la possibilità di anticiparli. Questi attacchi, così come le Rage Art, vanno solamente schivati. Anche se pare che colpendo in baso con tipo una scivolata o attacchi simili, vengano spezzate sia le Rage Art che questi colpi speciali.
Infine, unica nota negativa è la presenza anche in questo capitolo delle juggle (ne parlavamo nell’introduzione). Per fortuna, differentemente da Tekken 6, esse non sono così letali e non comportano la possibilità di vincere un incontro esclusivamente tramite queste. Restano comunque un qualcosa di imbarazzante da vedere e prive di un certo senso, siccome, per quanto Tekken sia un videogioco frutto di fantasia, si basa comunque su stili di arti marziali esistenti e curati in una maniera pazzesca. Peccato quindi distruggere tutto con l’inserimento delle juggle che rovinano tutta l’essenza tecnica e profonda del gioco. Passino i pugni infuocati, le trasformazioni e quant’altro (magari qualcosa, con riserva), ma le juggle sono di pessimo gusto. Punto. Come dicevamo, almeno qui sono state limitate e vi è un equilibrio maggiore, non risultando disastroso come Tekken 6. Anche per questo il nuovo capitolo della famosa saga di Bandai Namco è tornato a risplendere un pochino. C’è ancora del lavoro da fare, cose da sistemare e migliorare. Magari già in anticipo con una patch, un aggiornamento oppure (ahimè) un DLC, ma principalmente per un prossimo capitolo. Ci auguriamo quindi che il team di sviluppo faccia tesoro dei suoi passi falsi e cerchi di tornare alla qualità di un tempo, pur cercando sempre di rinnovarsi e reinventarsi, elementi sempre necessari quando si concepisce la realizzazione di un videogioco.
Lascia l’amaro in bocca (ma già da tempo) il fatto che tutti i personaggi siano fin da subito disponibili, senza dover far nulla per sbloccarli e dare pepe alla produzione (come si faceva ai vecchi tempi). Nessun personaggio segreto o da sbloccare in una qualche maniera particolare. Niente di tutto ciò. Tutti belli e pronti per essere utilizzati. Ciò comporta automaticamente a rendere il single player ancora meno avvincente, poiché nei vecchi Tekken, al di là del validissimo content in singolo, l’elemento cardine che spingeva a giocare molto, anche da soli, era proprio il dover sbloccare tutti i personaggi. Ma si sa, ormai è pretendere troppo chiedere un ritorno dei picchiaduro nel loro massimo splendore.
Infine, vi è anche una modalità editor che ci permette di modificare le varie targhette ed i personaggi (solo a livello estetico). Molte cose sono sbloccabili, altre le potrete ottenere con la valuta del gioco – le monete – ottenibili semplicemente combattendo in qualsiasi modalità. Con esse potrete inoltre anche acquistare tutti i contenuti nella Galleria, la quale comprende i filmati di ogni capitolo della saga ed il fatto di doverli sbloccare con le monete di gioco (così come gli elementi dell’editor) è un’idea piuttosto simpatica e che porta il videogiocatore a combattere il più possibile per racimolare denaro.
Comparto tecnico e qualche differenza tra versioni
Tekken 7 a quanto pare in termini di risoluzione ed effetti grafici fa meglio il suo lavoro su PS4, dove infatti raggiunge i 1080p su PS4 Pro, mentre sulla normale console riesce a raggiungere quasi i 900p. Su Xbox One, invece, la risoluzione è fissa sui 720p ma a differenza della console rivale può vantare un input lag minore e (anche se non c’entra tecnicamente parlando) di un pad di gran lunga superiore. Entrambe le versioni del gioco mantengono fissi i 60fps, ciò che ha reso anche necessario alcune limitazioni ed accorgimenti. Tutto questo escludendo la versione PC che è quella migliore. In attesa comunque di vederlo in azione su Xbox One X.
Graficamente il titolo si difende invece bene, con buoni effetti particellari e valide animazioni facciali e degli svariati moveset dei personaggi. Tuttavia, il livello di dettaglio non brilla particolarmente e ritroviamo modelli e texture con alti e bassi. Notevole invece il lavoro svolto nella realizzazione dei vari stage del gioco, i quali non saranno moltissimi però subiscono diverse variazioni tra i primi round e quello finale. Inoltre, in alcuni vi è anche un pizzico di interazione dove è possibile tipo lanciare il personaggio in un altro punto dello stage. Insomma, non ci troviamo dinanzi ad un comparto tecnico spaccamascella o che potremmo definire da next gen, però in un titolo come questo conta di più la fluidità dell’azione e le animazioni e fortunatamente il risultato non è affatto malvagio; tutt’altro.
La colonna sonora svolge anch’essa il suo dovere. Vi sono brani interessanti e tracce anche epiche, ma nel complesso non vi è nessun tema che entra realmente in testa o che caratterizza in maniera eccezionale l’azione. Ritroviamo quindi una soundtrack di tutto rispetto, con dei picchi interessanti ed anche importanti, ma a parte le dovute eccezioni, si tratta di un lavoro non particolarmente ispirato. Sul buono si mantengono invece i vari effetti sonori, senza eccellere in nulla, ma risultando comunque validi.
Nulla da dire invece sul character design dei vari personaggi, dove come al solito ritroviamo uno stile unico e riconoscibile sin da subito. Alcuni nuovi vestiari sono alquanto bizzarri, ma altri veramente notevoli. Nel complesso, quindi, bello da vedere | bello da giocare. C’è ancora strada da fare, ma Tekken 7 si difende piuttosto bene e risulta comunque avvincente.
Conclusioni
Sembrerebbe proprio che i picchiaduro abbiano ormai detto già da un bel po’ addio ad i contenuti single player di un certo calibro, nonché a quella cura massiccia e profonda che caratterizzava le produzioni del passato. Almeno, però, Tekken 7, pur sacrificando una colonna portante della saga come Lei Wulong (per motivi ignoti), mantiene un roster massiccio e corposo ed un gameplay piuttosto solido, seppur non eccelso. Rimossi, come tradizione vuole, dei personaggi a discapito di inediti, il che va bene (a parte per Lei che era ormai figura storica del brand) poiché comunque c’è varietà e quantità, a differenza di altri titoli rilasciati con roster esigui e personaggi acquistabili tramite DLC (che ritengo personalmente uno schifo).
Quel che preoccupa è che Tekken 7 necessiterebbe proprio di contenuti aggiuntivi, ma nessuno può garantirci che vengano rilasciati gratuitamente. Potrebbero anche farli pagare. Ciò non cambia i fatti: così com’è, Tekken 7 è un buon titolo che fa respirare un po’ di quell’essenza tipica della saga, andata perduta da anni, divertendo e risultando avvincente. Al contempo risulta però davvero scarno di contenuti e non brilla in quelli di cui dispone. Pur essendo i picchiaduro una tipologia di giochi molto votati ormai all’online, non si può tagliare comunque fuori chi vuole il content single player come i bei vecchi tempi, per arricchire i titoli a dovere e come meriterebbero. Tekken 7 non fa eccezioni, si limita a fare il contentino, ma almeno garantisce ore di divertimento da soli ed in compagnia (che sia offline oppure online) e sembra stia facendo risplendere una saga ormai un pochino allo sbaraglio (e per il sottoscritto, era ritenuta ormai morta). Speranzosi di qualche aggiornamento gratuito per arricchirlo un pochino e di un seguito ancor più bello, possiamo proprio dire che Tekken è tornato! O almeno… sta tornando!