La fine degli anni 80 i primi dei 90 hanno rappresentato un periodo d’oro per i picchiaduro a scorrimento, i ragazzi di allora li prendevano d’assalto, il tutto per menar quattro cartoni a destra e a manca nel tentativo di salvare la faiga digitale di turno. Che fossero arcade in sala giochi o conversioni casalinghe (o presunte tali, visto che spesso erano degli obbrobri), inutile dire che tutte le maggiori case di produzione ci investirono molto con l’unico scopo di far cacciar giù monete dai, già poveri, portafogli dei videogiocatori. La Technos con Double Dragon pubblicò il primo vero successo di questo genere, soprattutto per il fatto che si poteva pestar gente con due giocatori contemporaneamente.
La Capcom che, a partire da Final Fight, spremette il filone fino al midollo tirando fuori, negli anni successivi, una serie di giochi copia-incolla. Konami tentò di aggiungere giocatori prima con Crime Fighters poi con X-Men (in alcune versioni, si poteva giocare anche in 6) mentre Data East preferì gli Avengers. Anche Sega aveva i suoi titoli, da Dynamite Dux a quelli ispirati agli eroi Marvel per finire con il suo Beat ‘em Up di maggior successo, Golden Axe. Fu proprio la casa di Tokyo a realizzare quello che è considerato da molti un vero capolavoro degli anni 90 per questo genere: Street of Rage 2.
NOCCHE NUDE
Nato nel 1991 dallo stesso team che aveva realizzato E-SWAT, titolo che nemmeno in Sega si ricordano di aver prodotto, fu concepito inizialmente come seguito di quest’ultimo con il nome provvisorio di D-SWAT. Fortunatamente, qualcuno capì che era abbastanza idiota fare il seguito di qualcosa che non aveva avuto molto successo, storia e personaggi furono quindi modificati prima dell’uscita. L’idea doveva essere quello di un gioco per gente dura e tosta e fu così che nacque Bare Knuckle, rinominato per il mercato occidentale Streets of Rage, il primo di una fortunata saga di tre capitoli.
In quel periodo, se un picchiaduro per console non era una conversione da arcade, veniva quasi sempre schifato, ma, nonostante si trattasse di un gioco esclusivamente nato per il Megadrive/Genesis, Streets of Rage registrò un successo clamoroso, tale che la Sega lo convertì anche per Master System e Game Gear. Le caratteristiche che lo rendevano irresistibile erano la possibilità di giocare in due contemporaneamente (sulla versione SNES di Final Fight questo non era possibile), i finali multipli, un’ottima grafica per l’epoca e la bellissima colonna sonora di Yuzo Koshiro. Sega colse la palla al balzo e mise subito in cantiere il seguito. Street of Rage 2 uscì quasi due anni dopo e fu acclamato da pubblico e critica come miglior titolo del suo
genere. La qualità tecnica era altissima, così come ogni aspetto del gioco (grafica ed effetti, programmazione, interazione), i giocatori selezionabili diventarono 4, dotati di una varietà di mosse
eseguibili difficilmente riscontrabile in altri titoli del genere. Il finale era solo uno ma la difficoltà e la longevità garantivano diverse ore di gioco, sempre accompagnate dall’eccellente colonna sonora firmata da Yuzo Koshiro.
Arrivò il 1994, Sega produsse il terzo capitolo della saga, un cartuccione da ben 24Mbit (una quantità enorme, per l’epoca) che però, nonostante il bene placito della critica (compresa quella del sottoscritto che gli affibbiò un 92%), suscitò parecchi MEH da parte del pubblico. Il gioco era effettivamente bello, ma non fu apprezzato come il secondo, forse perché non introduceva nuove idee o modifiche sostanziali rispetto il precedente. Altre critiche si abbatterono sul comparto sonoro, questa volta affidato a Motohiro Kawashima e solo in piccola parte a Koshiro; il risultato era comunque di alto livello, ma i più lo reputavano una spanna sotto al precedente lavoro, anche se è lecito pensare che fossero solo piagnistei di una parte della fanbase di Koshiro. Diciamo che il vero problema di Street of Rage 3 era la bassa rigiocabilità, i finali erano molteplici ma il gioco era decisamente troppo facile. Fu così che Sega abbassò il sipario su questa serie… Fino a oggi!
26 ANNI DI GESTAZIONE
In verità, dopo Street of Rage 3, ci fu qualche tentativo di produrre un quarto capitolo, ma da li a pochi anni il genere sarebbe stato stravolto a favore del 3D che, ormai, la faceva da padrone. Tuttavia, l’affezione del pubblico per questa serie non era scemata e Sega lo sapeva bene. La stessa Sega fu la prima a realizzare, con Die Hard Arcade, il primo Beat ‘em Up poligonale ma, per quanto riguarda un nuovo Street of Rage, i rumori rimasero tali e qualsiasi tentativo di produrre l’ennesimo seguito si limitò a qualche inguardabile demo o, più discreto, esperimento da parte dei fan.
I picchiaduro a scorrimento, però, non erano morti, anzi; anche se le principali major non avevano più prodotto nuovi titoli, nel sottobosco degli indie le cose raccontavano una storia diversa e non sono pochi i Beat ‘em Ups stile retrò e di successo realizzati in questi ultimi decenni. Giusto per citarne un paio, Castle Crashers o il più recente e nostrano Slaps and Beans della Trinity Team. Ed è qui che una coppia di studios, DotEmu e LizardCube, forti dei loro precedenti remake di vecchie glorie Wonder Boy: the Dragon’s Trap e WindJammers, hanno deciso di raccogliere le braci non
completamente spente di Street of Rage e, grazie anche alla collaborazione con Guard Crush Games per quanto riguarda lo sviluppo del motore, tentare l’impresa di riaccendere il fuoco di questa saga.
L’EREDITÀ DI MR. X
Chi conosce la storia di Streets of Rage sa che la storia girava tutta attorno al Sindacato, un’organizzazione criminale che aspirava al controllo completo della città. Il capo indiscusso dell’organizzazione era Mr. X, il classico cattivone dal nome originalissimo, nemesi dei nostri eroi e principale antagonista nei primi 3 capitoli della saga. Dato per morto 2 volte alla fine dei primi capitoli e ridotto a un cervello in salamoia nel terzo sembra che, alla fine di quest’ultimo, sia schiattato in modo
definitivo. Il testimone è quindi passato ai figli, i gemelli Y (sul serio), i quali hanno resuscitato il Sindacato con tutti i suoi sgherri; li ritroveremo al gran completo in questo quarto capitolo, compreso Shiva, l’ex braccio destro del defunto X.
I protagonisti sono 5: Axel Stone, protagonista principale della saga, un po’ meno figaccione, ma dall’aspetto più attempato con tanto di barba stile vichingo. Blaze Fielding, altra protagonista presente in tutti i capitoli, agile veloce, sempre gnoccolona da paura e che… Tette! Adam Hunter, presente nel primo titolo e sbloccabile solo dopo qualche stage, anche lui ha un look più maturo e indossa sempre un paio di occhiali da sole molto trendy. Cherry Hunter, figlia di Adam e rockettara convinta, forte della sua chitarra con cui le suona di brutto (letteralmente) ai suoi avversari. Infine Floyd Iraia, energumeno dalle braccia robotiche, lento come un trattore in autostrada ma estremamente forte è in grado di trasformare le sue protesi in un enorme cannone a raggi.
STILE MODERNO, MA NON TROPPO
Ovviamente Street of Rage 4 è stato pensato per mantenere il feeling dei predecessori ma lo sviluppo è al passo con i tempi e alla vecchia, se pur sempre affasciante pixel art, sono state preferite animazioni e sfondi disegnati a mano. Il risultato del lavoro coordinato da Ben Fiquet e Julian Nguyen You è una meraviglia, una vera gioia per gli occhi. Anche il comparto sonoro è da 10 e lode, grazie alla colonna sonora di Olivier Deriviere ma che ha visto la partecipazione di altri celebri compositori, compreso lo stesso Yuzo Koshiro.
Lo stile è esattamente quello che ci si aspettava da un seguito di Street of Rage, ovvero un Beat ‘em Up classico, a scorrimento laterale ma che permette di muoversi in tutte le direzioni, pieni di nemici che vogliono fare il mazzo agli eroi, armi e trappoloni vari che possiamo usare contro di loro e oggetti da distruggere lungo il percorso al fine di trovare bonus e cibo per ricaricare le forze. E qui si potrebbe aprire un lungo discorso sulle logiche senza senso nei videogiochi; chi, distruggendo un bidone di benzina, non ci ha mai trovato dentro una mela o pollo arrosto?
I protagonisti possono contare su un buon numero di mosse, standard e speciali che, come nella miglior tradizione di questo genere, consumano un po’ di energia vitale ma che può essere recuperata picchiando i nemici prima di subire altri danni. E’ possibile anche realizzare devastanti combo o usare la “Star Move”, una tecnica particolare, potente e invincibile ma limitata nell’uso dal numero di stelle possedute.
All’inizio di ogni livello è solo una ma sarà possibile trovarne altre, normalmente sfasciando qualche oggetto o dopo aver superato una sezione… Segreta! Eh si, perché Street of Rage 4 non si fa mancare nulla e sono presenti alcune zone nascoste e dal gusto retrò. Ma non svelo altro, lascio ai giocatori il compito di trovare questi stage (oppure di cercarli sul web, visto che sono già stati ampiamente spoilerati, mannaggia).
STRADE PER TUTTI I GUSTI
Anche se stiamo parlando di qualcosa principalmente dedicato ai ritardati nostalgici appassionati della serie e dei Beat ‘em Ups retrò, bisogna sottolineare che Street of Rage 4 è un titolo per tutti. Certo, se ci si accontenta di giocare una volta sola la modalità storia a livello difficoltà “normale”, saranno assicurate più o meno 2 ore di gioco. Tuttavia, il livello normale è solo uno dei cinque disponibili e l’ultimo (mania) è decisamente una bella sfida. Oltre a questa modalità, sono presenti la Boss Rush, lo Stage Select, la Arcade (come la storia, ma non viene salvata la partita e non ci sono continue disponibili) e la Battle.
Inoltre, dato che stiamo comunque parlando di un gioco moderno, potrete sollazzarvi online con o contro altri giocatori. Sono, ovviamente, presenti anche degli achivements per i maniaci di questo genere di obiettivi. A questo proposito, tra le opzioni sbloccabili, c’è anche la possibilità di poter giocare con i protagonisti dei primi tre capitoli, con tutte le loro mosse e il loro pixeloso splendore.
CONCLUSIONI
Possiamo subito chiarire una cosa, Street of Rage 4 è decisamente un bel gioco, un degno seguito per questa fortunata serie che, pur mantenendo il suo stile retrò, si adatta bene ai nostri tempi grazie al lavoro strabiliante di grafici, animatori e musicisti. Tutto bene quindi? No.
Non posso chiudere un occhio su qualche pecca, prima fra tutte l’essere un po’ corto. Anche se 12 livelli possono sembrare tanti, alla fine l’esperienza di gioco in modalità storia è decisamente breve e le modalità alternative e online non riescono a compensare del tutto questa bassa longevità. Tuttavia, coloro a cui piace sbloccare opzioni e raggiungere particolari traguardi, lo righiocheranno più che volentieri e farlo a livello “mania”, garantisce anche una buona dose di imprecazioni e di santi tirati giù del calendario.
Gli appassionati del genere, non possono certo farlo mancare nella loro libreria di titoli ma, dato che non costa molto (€ 24,99 per la precisione) possiamo tranquillamente consigliarne l’acquisto a tutti.